Curi: "quando lo straniero misura la nostra identità"
Non a caso non esiste nessuna lingua che traduca perfettamente il concetto freudiano di perturbante. Tranne una: il greco antico, con Xenos. Che è anche il termine usato per indicare lo straniero.
«Infatti è proprio su questa originaria ambivalenza linguistica che poi se ne costruisce una più generale. Nel senso che straniero è colui che, venendo dall'esterno, pone il problema dell'accoglienza e dell'ospitalità. Ma insieme pone anche l'aspetto della minaccia. Sono due caratteristiche insolubili. Non è mai possibile ridurre l'hostis, il termine latino per indicare lo straniero, semplicemente a ospite; così come non è possibile ridurlo soltanto a nemico. È sempre ospite e nemico insieme».
La nozione dell'ospitalità chiama in causa quella del dono. Qual è il rapporto fra lo straniero e il dono?
«Sono figure simili, riflettono un'identica condizione. Come insegnano i classici greci e latini, il dono è sempre un inganno. Si presenta come qualcosa che al tempo stesso conferisce e sottrae. È qualcosa che aggiunge, ci dà qualcosa in più. Ma al tempo stesso vincola, ci mette in una condizione di subalternità. È esattamente ciò che accade con lo straniero. Non c'è dubbio che sia portatore di un dono. E questo dono è il conferimento della nostra stessa identità. È bene non dimenticarlo: possiamo definire la nostra identità solo in rapporto con l'altro da sé, e ciò che è veramente altro è lo straniero. Però lo straniero è accompagnato in maniera indissolubile da un'inquietante carica di minaccia».
Ed è questo aspetto che crea e alimenta la paura...
«L'atteggiamento nei confronti della paura è uno degli aspetti più rivelativi della miseria culturale del nostro dibattito. Perché sulla paura sono state costruite le fortune di alcune forze politiche italiane. Attraverso la paura è più facile esercitare il controllo sociale e acquisire comodi successi politici. Tutte le così dette politiche del rifiuto si fondano su questo aspetto».
Sullo straniero si è creato un mercato della paura: come venirne fuori?
«Rovesciando il processo. Oggi si discute, si deliberano con grande sicurezza provvedimenti e iniziative di carattere legislativo senza essere sfiorati dal dubbio, senza il minimo di problematicità. Nessuno s'è preso la briga di approfondire e capire la figura dello straniero. Al contrario bisognerebbe aprire una riflessione rigorosa e approfondita per cogliere la sua polivalenza. Tenendo ben distinte l'ospitalità, nozione filosofica, dall'accoglienza, che è invece uno dei possibili atteggiamenti politici con i quali affrontare la questione».