giovedì 11 aprile 2013

Per una costituente dei beni comuni

Vale la pena di rilanciare in questo post un invito intercettato stamattina su Facebook, linkato da il manifesto, che riguarda i beni comuni. Vale la pena non solo per pubblicizzare l'appuntamento, ma anche per ribadire la centralità filosofica e politica dell'argomento.
Un collettivo di studiosi e militanti si riunirà questo sabato al Teatro Valle occupato. Un posto eletto a bene comune e preso a esempio da Ugo Mattei nel suo Contro riforme insieme con la trasformazione in senso comunitario dell'azienda ex Spa che gestisce l'acqua a Napoli. Mattei sarà presente all'incontro e con lui, fra gli altri, anche Stefano Rodotà che dal 2007 lavora all'adeguamento del Libro III "della Proprietà" del Codice Civile.

Lo scopo dell'incontro di dopodomani, che richiama proprio gli obiettivi della commissione Rodotà: non "dai regimi ai beni" ma "dai beni ai regimi", è così sintetizzato dagli stessi organizzatori: "modi di avere cura dei beni comuni che si trasformino in nuove forme di Statuti in cui le “comunità di lavoratori o utenti” siano finalmente protagoniste dei processi decisionali. La nostra lotta politica vuole farsi pratica costituente per invertire la rotta rispetto alle contro-riforme neoliberali e promuovere un’altra idea di cittadinanza, non solo formale".

Nell'epoca del tardo capitalismo, quando il neoliberismo sbatte in prima pagina i propri limiti, non superabili nè dalle politiche riformiste nè, tanto meno, da quelle dell'austerity, poiché a loro modo figlie del neoliberismo medesimo, allora la legittima contro riforma è quella che punta alla riappropriazione dei beni da parte di coloro che li usano. "Comunità di lavoratori o utenti", appunto.

Del comune, che darà il nome alla prossima edizione della nostra Scuola, individua un tema che, nelle sue pieghe, mette in contro anche questa declinazione. La regolamentazione dei beni comuni, delle acque, dei boschi, delle montagne, delle coste, della fauna selvatica, del patrimonio storico e culturale, nella misura in cui queste cose contribuiscono al libero sviluppo della persona. Beni comuni perché appartengono al tra, al noi, non all'io privato, al padrone unico, al leader solo al comando. 

Angelo Nizza

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