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sabato 15 giugno 2013

Beni comuni, un'idea contro...

Il taglio dello studio condotto da Ermanno Vitale sta per intero nel sottotitolo al volume Contro i beni comuni (Laterza, Roma-Bari, 2013). Quella del filosofo politico dell’Università di Aosta non è una mossa per ripudiare le teorie sostenute dai paladini dei commons ma si tratta piuttosto di una critica illuminista che replica al Manifesto dei beni comuni di Ugo Mattei (Laterza, Roma-Bari, 2011). Critica nel senso kantiano del termine, cioè un’analisi che mira a mettere in chiaro i limiti di un concetto, di un argomento, di una dottrina. Sotto la lente di Vitale finisce così quel filone di pensiero che viene indicato con l’etichetta non certo celebrativa di benecomunismo. Nel prosieguo di questo post, proverò a restituire il contraddittorio che l’autore-contro ingaggia con il collega giurista: l’obiettivo non sarà certamente quello di far da arbitro e men che mai da paciere, bensì di alimentare il fuoco del dibattito su un tema di scottante attualità.

mercoledì 5 giugno 2013

Del comune sapere in Vitale e Mattei

Propongo qui di seguito due passaggi tratti da altrettanti saggi dedicati ai "beni comuni". Nello specifico, i virgolettati sono in coerenza con il tema del "sapere come bene comune". Cito i testi invertendo l'ordine di pubblicazione, quindi partendo dal volume più recente. Si tratta di Contro i beni comuni. Una critica illuminista di Ermanno Vitale (Roma-Bari, La Terza, 2013) e di Beni comuni. Un manifesto di Ugo Mattei (Roma-Bari, La Terza 2011). I due volumi appartengono alla stessa collana e sono da collocare all'interno di un contraddittorio in cui, tuttavia, la tesi "contro" di Vitale non è da intendere come la mera negazione della teoria politica del "comune". Al contrario, la replica al fortunato libro di Mattei va intesa nella misura di una critica volta a cogliere i limiti dell'assunto lì contenuto e, dunque, a proporre un'alternativa: piuttosto che la costituzionalizzazione dei beni comuni, sarebbe più opportuno, secondo Vitale, costituzionalizzare l'interesse privato, così da porre dei limiti alla privatizzazione delle risorse materiali ed immateriali presenti al mondo. Ma su questo punto, sulla dialettica interna ai due autori, è il caso di tornarci in seguito, magari con un post ad hoc, offrendo all'argomento il tempo e lo spazio che merita. Adesso, conta di più restituire questi due stralci che, forse, anziché confermare una divaricazione di vedute fra Vitale e Mattei, ne esibisce una mutua compensazione, al netto dello stile affabulatorio del secondo e di quello nettamente meno poetico del primo.

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