Il taglio dello studio condotto da Ermanno Vitale
sta per intero nel sottotitolo al volume Contro
i beni comuni (Laterza, Roma-Bari, 2013).
Quella del filosofo politico dell’Università di Aosta non è una mossa per
ripudiare le teorie sostenute dai paladini dei commons ma si tratta piuttosto di una critica illuminista
che replica al Manifesto dei beni
comuni di Ugo Mattei (Laterza, Roma-Bari, 2011). Critica nel senso kantiano del
termine, cioè un’analisi che mira a mettere in chiaro i limiti di un concetto,
di un argomento, di una dottrina. Sotto la lente di Vitale finisce così quel
filone di pensiero che viene indicato con l’etichetta non certo celebrativa di benecomunismo. Nel prosieguo di questo
post, proverò a restituire il contraddittorio che l’autore-contro ingaggia con il collega giurista: l’obiettivo non sarà
certamente quello di far da arbitro e men che mai da paciere, bensì di
alimentare il fuoco del dibattito su un tema di scottante attualità.