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giovedì 21 marzo 2013

Lavoro-non-lavoro, una storia infinita


Un vecchio criterio del materialismo storico afferma che l’animale umano, poiché non gli è dato di corrispondere con un ambiente univoco una volta per tutte, oltre a vivere è chiamato a riprodurre la vita. I tipi umani sono tali, cioè, da sposarsi, andare al bar e tesserarsi per un partito politico ma solo a patto di attrezzarsi per la sopravvivenza che non gli è affatto garantita fin da subito e per sempre. Da meno di un paio di secoli il lavoro salariato è la maniera in cui siamo soliti mantenerci. Nell’epoca del capitale, produrre le condizioni di possibilità della vita significa lavorare in cambio di denaro utile all’acquisto di beni e servizi. Questo è il raccontino del moderno, ridotto perfino alla banalità. Oggi, tuttavia, le cose non stanno più così. Il post-moderno, o se volete lo spirito post-fordista, si dà a vedere secondo la geometria tipica di un circolo vizioso all’indietro. Di un regresso all’infinito.

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