sabato 11 dicembre 2010

domande fondamentali 4


La sintesi operata in precedenza rende conto solo in parte dell’enigma che rappresenta il titolo dell’iniziativa roccellese: Riflessi del presente. Individuo vs. politica. L’individuo come elemento negativo e ambiguo è il risultato di un destino della politica spoliticizzante, ma da un altro punto di vista, in sé può nascondere un soggetto a venire e che si farà, passando per la sua singolarità, solo nello scontro con questa forma di politica. Ma sono solo ipotesi interpretative di un binomio assai problematico che non rende conto delle forme o delle deformazioni cui va incontro - se esiste ancora - il rapporto tra individuo e politica, e che, consapevole del vuoto di auto rappresentazione, viene emblematicamente definito dalla disgiunzione versus, contro.
Se partiamo da considerazioni banali, l’idea di individuo è, brutalmente, il singolo, l’uomo empirico e la sua esperienza, ciò che quotidianamente definiamo ‘io’. Il termine politica attraversa invece un travaglio semantico e reale di cui da lungo tempo si ha consapevolezza. In essa è certamente presente una componente “collettiva”, come insegna la Arendt, che si rapporta all’individuo come suo limite e, contemporaneamente, come spazio in cui l’individuo si rappresenta, o viene rappresentato, rigenerandosi in forme nuove: soggetto, cittadino, vivente.
È proprio il riconoscimento, la riflessione quella che sembra mancare. L’opposizione dell’esperienza individuale e di una dimensione politica da cui ci si sente estranei sembra essere il solo dato imprescindibile di tutta la questione. Questo contrasto si materializza o nella convinzione profonda che la politica è ormai solo realpolitik o nella visione di un vuoto, in una mancanza di senso che scoraggia e che prelude a ogni sorta di confusione e disordine. In questo scontro/riflessione ipotizzati dal titolo, vengono a mancare, in sostanza, i due “contendenti”: il primo imparlabile, la seconda svuotata.
Forse quel versus, che rimanda all’esistenza del conflitto, rappresenta già una possibilità. Quelle due lettere, vs., messe lì a indicare un’interpretazione essenzialmente negativa di questo rapporto, freudianamente, si manifesteranno come l’elemento rimosso di cui, in fin dei conti, sentiamo il bisogno di discutere: il conflitto. Affinché un conflitto sia definito tale è necessario infatti un terreno comune, è necessario ristabilire una dialettica, parola spesso dimenticata, in cui risulti chiaro chi è l’avversario e chi è l’amico, in cui si possa giocare, rischiandola e per questo acquisendola, la nostra soggettività e la visione del mondo. Il ruolo della filosofia in tutto questo potrebbe essere determinante. Per la filosofia.


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