domenica 23 gennaio 2011

U scecco 'nto lanzolu e il disinteresse delle donne (La Riviera, 23.1.2011)

                                                 (foto di Daniele Giombi)

Le recenti deformità della nostra vita istituzionale sono legate a doppio filo con  la percezione della donna nell’era berlusconiana, ecco perché le dinamiche che si sviluppano sotto le lenzuola del Premier non sono affatto indifferenti a quello che sta succedendo in Italia. Al contrario di quello che sostengono molti, anche dell’opposizione, il problema non è tanto morale o giuridico, ma principalmente politico, la vicenda dei festini è l’emblema di un preciso modello di governo: faciloneria e ferrea convinzione che...
tutto sia prostituibile.
Per la legge del contrappasso, chi donna ferisce, di donna perisce, ed è proprio la filosofia femminista a fornire una chiave di lettura, senza ricadere nel discorso di ordinaria amministrazione sullo sfruttamento del corpo delle donne ecc., ma andando a toccare uno dei fondamenti dello stato moderno, sul quale lo stesso Berlusconi continua a pressare: la separazione tra pubblico e privato.
Nel sexgate nostrano, tra le tante rimostranze, B. lamenta violazione della privacy e un ingiusto attacco al suo ruolo pubblico sul piano della sua vita privata. Ora, se consideriamo, appunto, l’aspetto politico vedremo come casca Silvio, poiché la divisione tra sfera pubblica e privata  non esiste più nel suo mondo e lui lo sa bene perché è stato il primo ad abolirla: non è forse lui quello che ha garantito la salvezza della cosa pubblica ostentando le sue capacità e ricchezze private? Non è lui quello delle leggi ad personam?Non è lui quello che fa telefonate in questura
Dai reality della (non a caso, sua) televisione generalista al reality di Arcore il passo è breve, tutto si mescola e si confonde. Proprio qui interviene il femminismo, che ha ripensato il rapporto tra pubblico e privato nella relazione tra personale e politico. Da questa prospettiva le due suddette sfere dell’esistenza restano separate ma si relazionano in modo nuovo, per cui il personale è politico: cioè, il modo con cui ci rapportiamo agli altri nella sfera individuale condiziona ed è condizionato da modelli sociali e rapporti di potere che è impossibile ignorare, soprattutto se si vuole cogliere il degrado cui conduce lo spettacolo a luci rosse del Premier.
Degrado politico perché B. fa potere politico attraverso “l’uso dell’oggetto donna”. Non lo dico per provocare ma perché nel mondo secondo B., quello in cui tutti viviamo, drammaticamente le donne sono oggetti, come lo sono le case, le automobili e gli operai che le costruiscono, gli studenti, i boschi e i mari, l’Italia intera, probabilmente. È un oggetto il suo stesso corpo che rinfoltisce, tira, stira e strazia col fondotinta.
Il caso Ruby è dunque solo l’escrescenza di una logica di governo consolidata, che riflette a sua volta un pensiero sociale diffusissimo: tutto è manipolabile, monetizzabile, servibile e asservibile.
Tale modello crea gerarchie, come quella tra uomo e donna o quella tra leader e popolo e nega la relazione tra pari e diversi, l’unica forma di rapporto capace di produrre comprensione della realtà. È necessario ripensare il mondo, più che mai possono farlo, ora, le donne, L’unica opposizione politica contro la barbarie della reificazione sta nella costruzione di relazioni non dettate dall’interesse, in ogni caso; questo vuol dire anche che ciò che pensa una donna non è interesse di parte: “ciò che lei pensa, è pensiero per tutti” (la citazione è di Angela Putino, Impersonale della politica, per chi volesse leggerla: www.diotimafilosofe.it).

Alessandra Mallamo

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