L'obbiettivo è quello di rendere il lettore "intelligente a misura di Rete", ovvero una persona "net smart", in grado di espandere la propria intelligenza con un uso accorto di Internet.Dunque, knoweldge fortissamente knoweldge. Il "sapere", più o meno specialistico, diventa la premessa di ogni condotta nell'era del lavoro cognitivo, degli affetti nati su Facebook e delle chiacchiere dette su Twitter. Il margine positivo sicuramente è quello di un utilizzo "politico" del "digital intellect" e non quello di una sua vuota "estetizzazione", come direbbe il Benjamin dell'Opera d'arte. Fra i rischi, invece, quello di assegnare a questo sapere il senso spersonalizzante e patologico di un feticcio che tutto comprende e tutto spiega, in maniera a-critica, dunque, a-politica.
Angelo Nizza