Il direttore della Scuola estiva di alta formazione in filosofia "Giorgio Colli" di Roccella Jonica a colloquio con Calabria Ora (edizione del 5 luglio 2013). Giuseppe Cantarano risponde alle domande di Santino Cundari e rilancia sulla scia di Gianni Vattimo: «La filosofia è a disposizione di tutti e spero in una riappropriazione del “pensiero comune”».
di SANTINO CUNDARI
In Calabria l’attenzione verso il ruolo che gioca il
pensiero filosofico contemporaneo nella comunità ha un nome e cognome: la
“Scuola estiva di alta formazione filosofica” di Roccella Jonica. Abbiamo così
posto alcune domande al presidente della Scuola, Giuseppe Cantarano, per approfondire alcune tematiche che fanno
da contorno ad un luogo di dialogo “comune”, prezioso e appartenente a tutti,
che si svolgerà nei giorni che vanno dal 24 al 28 luglio.
Professor Cantarano come sarà questa quarta edizione della
Scuola?
«L’edizione di quest’anno (e un po’ anche quelle successive)
è quasi un miracolo. Nel senso che avere la possibilità di ospitare personaggi
così importanti non è mai tanto facile soprattutto quando non si hanno alle
spalle grandi fondazioni private che ti finanziano. La Scuola si auto produce
di anno in anno e non è una mera prosecuzione dell’Accademia. La struttura
delle giornate mira a coinvolgere il pubblico di esperti e di curiosi. Tutti
allo stesso modo. L’abbiamo pensata come una “condivisione comunitaria del
pensiero”».
Il tema di quest’anno verte sul concetto di “comune”. Una
tema tornato in grande attualità negli ultimi tempi...
«E’ un tema attuale che avevamo pensato subito dopo la
scorsa edizione. In un’epoca in cui domina l’individualismo e il dominio del
diritto privato su quello pubblico è quasi normale che sia di notevole
attualità. Criticare la privatizzazione del pensiero è uno dei nostri intenti.
Per poter “socializzare i beni comuni” è importante partire proprio dal
pensiero per poi arrivare successivamente a all’acqua e agli altri beni».
Quanto c’è nelle tematiche proposte della persona e del
pensiero di Mario Alcaro?
«Esposi questa tematica ad Alcaro poco tempo prima dalla sua
scomparsa e naturalmente ne fu entusiasta. In generale Alcaro, da filosofo, era
sempre stato interessato ad iniziative come questa. Amava discutere di
filosofia soprattutto fuori dalle università e fu proprio lui a tenere la
lezione inaugurale della Scuola sul pensiero di Tommaso Campanella. Inoltre la famiglia
Alcaro ha fatto dono del “Premio Sila” proprio alla Scuola e ciò è stato per
noi molto commovente».
Gianni Vattimo, Ugo Mattei, Ida Dominijanni, Piero
Bevilacqua, Bruno Amoroso, Raffaele Perrelli, Teresa Serra. Cosa tiene assieme
questi nomi?
«Sicuramente la tematica, oltre ad essere molto attuale ha
anche un forte richiamo culturale. Piero Bevilaqua e Ugo Mattei condividono la
stessa linea di pensiero e anche alcuni intenti attivistici. Bruno Amoroso
compie un’importante opera di analisi sul linguaggio economico e smaschera
l’equivoco neoliberale dei nostri tempi. Ida Dominijanni è ormai una carissima
collaboratrice della Scuola e offrirà uno sguardo “femminista” sul pensiero del sapere e dei beni comuni mentre
Raffaele Perrelli verrà a parlarci dell’appartenenza di Alcaro al mondo
universitario e non solo. Teresa Serra, infine, è studiosa molto importante del
diritto. Credo possa offrirci uno sguardo importante anche in questa
prospettiva.
Gianni Vattimo su “La Repubblica”(23 giugno ndr) ha fatto
delle dichiarazioni contro il “sapere accademico”. Lei cosa ne pensa?
«Vattimo, da alcuni anni, ha deciso di non partecipare più
ad incontri accademici. La “morte della filosofia” per lui è un po’ meritata a
causa della sua autoreferenzialità e verrà a Roccella perché siamo sulla stessa
linea. Credo che, in generale, la filosofia debba essere a disposizione di
tutti e spero in una riappropriazione del “pensiero comune” da parte di tutti».